MARISA SARTORI È STATA UCCISA A 25 ANNI CINQUE GIORNI DOPO AVERE DENUNCIATO IL MARITO, ORA IN CARCERE
Maddalena Berbenni su il “Corriere della Sera” del 15.02.2019
I numeri meri vanno presi con le pinze. Perché non è detto che le denunce raccolte oggi siano destinate a tradursi in processi per maltrattamenti domani. O in misure cautelari per lo stalker di turno. E tuttavia che nei dieci giorni successivi all’omicidio di Curno si sia registrata un’impennata di iscrizioni per questo genere di reati è un dato di fatto. Dopo il delitto di Marisa, uccisa dal marito, sono state 35, tre e mezzo al giorno, mentre da inizio anno se ne contano 94, con una media giornaliera di due. Sarebbero più del doppio rispetto alle 45 dello stesso periodo del 2018 (dal primo gennaio al 12 febbraio), ma va precisato che i dati dello scorso anno si riferiscono a procedimenti già incanalati, dove l’ipotesi di reato è stata confermata dalle indagini. Non è scontato che lo sarà per tutti e 94 i fascicoli aperti per stalking e maltrattamenti nell’ultimo mese e mezzo. A seguito dell’attività istruttoria, il pm potrebbe vederci reati diversi e aggiustare il tiro.
I numeri, dunque, vanno presi con le pinze, una scrematura ci sarà, ma nel raffronto con il 2018 è difficile non leggere la tendenza indicata dalle statistiche degli anni giudiziari 2016-2017 e 2017-2018, con l’84% in più di denunce per stalking e gli ammonimenti aumentati del 17%. All’anno i casi segnalati alle forze dell’ordine oscillano tra i 500 e i 600: più della metà sono per maltrattamenti in famiglia e percosse, il resto per stalking e violenza sessuale. Alla Procura di Bergamo cinque PM (su dodici) si occupano di fasce deboli e violenza di genere. Per aggiungere un dato, ci sono le 60 misure cautelari (dal carcere ai domiciliari, fino a provvedimenti meno restrittivi come il divieto di avvicinamento) ottenute lo scorso anno solo dal PM Gianluigi Dettori, impegnato su questo fronte dal 2012: «Noi inevitabilmente interveniamo nella fase del segmento violento, che è la fase finale — è la riflessione del pm Dettori —. Se vogliamo affrontare il problema in maniera seria, è chiaro che bisogna pensare a soluzioni in una fase precedente. Il vero problema in termini di prevenzione per reati con condotte seriali, come lo stalking e i maltrattamenti in famiglia, è come trattare il soggetto agente». L’uomo, nella maggior parte dei casi incapace banalmente di mantenere un rapporto «sano» con la propria compagna. Un’incapacità più da curare che da punire, secondo Dettori, per evitare che, finito di scontare la pena, l’imputato ci ricaschi. Oggi accade spesso.
«Una soluzione semplice e lo ripeto a ogni convegno in cui mi chiedono di intervenire — afferma il pubblico ministero — potrebbe essere quella di subordinare la sospensione condizionale della pena all’adempimento di un percorso terapeutico». Per Dettori «i numeri sono abbastanza allarmanti, però ce lo raccontiamo da troppo tempo — sottolinea il magistrato —. È un problema complesso, che deve fare i conti anche con le risorse della giustizia. In Spagna, ad esempio, esiste il tribunale della famiglia, i mariti violenti si ritrovano in direttissima il giorno dopo la denuncia. Servirebbe raddoppiare il personale per replicare il modello da noi». Esiste ancora una difficoltà nelle vittime a farsi avanti, «ma c’è anche un problema sociale — evidenzia Dettori —. Troppo spesso incappiamo in vicini di casa o in medici di base che rimangono nel silenzio pur sapendo che cosa succede in una famiglia».
Marisa Sartori è stata uccisa a 25 anni cinque giorni dopo avere denunciato il marito, ora in carcere. Nel suo caso, era già troppo tardi. Forse il boom di denunce venute dopo era inevitabile.